Chi si è trovato a passare per Bologna e annovera la musica tra i propri interessi sicuramente avrà sentito parlare del Locomotiv, un rockin’ club dalla programmazione davvero variegata e interessante che da anni collabora con Plastic Jumper allo sviluppo di Hydra Gestionale. Situato nel quartiere della Bolognina, all’interno del Parco del Dopolavoro Ferroviario, il Locomotiv Club Bologna però non è soltanto uno dei punti di riferimento della movida cittadina, ma anche un prezioso esempio di come la rigenerazione urbanistica possa essere coltivata supportando attivamente le attività commerciali e culturali che decidono di impegnarsi nella riqualificazione di alcuni spazi ormai in disuso.
Abbiamo deciso di farci raccontare come sia nato il Locomotiv direttamente dai ragazzi che hanno dato vita a questa esperienza, chiedendo loro di aiutarci a capire meglio il ruolo di questa esperienza nello sviluppo urbano bolognese.
Locomotiv nasce nel 2007 da un gruppo di persone raccolto attorno a Gabriele Ciampichetti, Giovanni Gandolfi e me (Michele Giuliani) , poi formalizzato come APS (Associazione di Promozione Sociale), con lo scopo di organizzare concerti. Per realizzare quello che ci eravamo prefissati sapevamo che sarebbero stati necessari alcuni investimenti e che dovevamo pensare un progetto che fosse economicamente sostenibile, in primis per quanto riguardava la scelta degli spazi. Avevamo bisogno di un posto che avesse le caratteristiche adeguate alle attività che volevamo svolgere, ma che fosse allo stesso tempo abbordabile.
In quel periodo la bocciofila era ormai in disuso e veniva affittata per ospitare feste private; capitando al suo interno abbiamo pensato che potesse fare proprio al caso nostro, abbiamo concordato con il Dopolavoro un percorso che per i primi anni prevedesse degli affitti calmierati, e siamo entrati dentro. Ovviamente gli spazi erano pensati per altri scopi e abbiamo dovuto effettuare diversi interventi per renderlo adatto a soddisfare le nostre necessità. Insomma, abbiamo creato un locale da zero.
Eravamo animati dalle migliori intenzioni e da un sacco di entusiasmo, ma trovare chi ci guidasse in questo percorso non è stato sempre facile. Abbiamo dovuto imparare passo passo come lavorare, come fare le cose per bene, come adeguarci alle imposizioni previste dalle norme e sviluppare al contempo un progetto che avesse un senso. Non conoscevamo tutto quello che c’è dietro un’esperienza del genere, ma volevamo fare i concerti. E non solo concerti, in realtà: il Locomotiv nasce infatti come spazio polivalente, dedicato principalmente a promuovere la cultura musicale ma attento anche ad altri tipi di espressioni artistiche, come ad esempio piccoli spettacoli teatrali
Per capire meglio l’impatto di questa iniziativa sulla città dobbiamo però fare un passo indietro e ampliare un po’ l’orizzonte del nostro sguardo, provando a osservare il contesto urbano in cui il locale svolge la sua attività e l’evoluzione di questi luoghi nel corso del tempo.
Il Locomotiv sorge all’interno del Parco del Dopolavoro Ferroviario, alla Bolognina, un rione storico della città di Bologna, caratterizzato in passato dalla presenza di diversi centri sociali e spazi occupati. Situato al confine con la parte più centrale della città, il parco ha vissuto il suo periodo di splendore tra gli anni ’50 e gli anni ’90 del secolo scorso, per cadere poi in uno stato di semi abbandono. L’intricata realtà organizzativa di questo spazio non sempre è riuscita a garantirgli le cure che meriterebbe, e così ora il parco vive un po’ del fascino dato dallo splendore che fu.
Al suo interno sorgevano e sorgono diversi circoli, piccole realtà che si occupano di sport, di corsi, associazioni, che costituivano però l’unico fenomeno attrattivo. Frequentato quasi esclusivamente da chi si dirigeva nelle diverse strutture, questa grande area verde si era lentamente trasformata in uno spazio buio e spesso deserto.
Tra queste piccole attività c’era la bocciofila che abbiamo deciso di convertire, che fino a inizio duemila aveva ospitato gli ultimi esponenti di una generazione che aveva pian piano esaurito le energie e il desiderio di prendersi cura di quei luoghi. Ormai sulla soglia dell’abbandono, il posto veniva affittato per delle feste private dal Dopolavoro Ferroviario con lo scopo di sostenere i costi necessari al mantenimento del parco: sembrava aver così aver esaurito qualsiasi funzione sociale, un vero peccato considerando la sua collocazione.
Per quanto fosse poco frequentato, lo spazio restava infatti ricco di verde, con aiuole curate, spazi in cui fare movimento, e anche un teatro all’aperto che ora ospita spesso i nostri eventi estivi.
L’arrivo del Locomotiv Club ha portato nuova vita alla zona, dimostrando l’impatto che la riqualificazione di ambienti ormai in disuso può avere sulla vita cittadina. L’apporto sociale del locale non sta infatti soltanto nell’offrire un posto dove trascorrere un sabato sera o scoprire nuove realtà musicali, ma anche nel creare un punto di ritrovo capace di popolare le strade del parco e stimolare l’economia della zona.
Come Michele Giuliani ci racconta, questa spinta propulsiva imprevista è stata data principalmente dal movimento di persone che le iniziative promosse dal locale hanno creato. Sebbene la riqualificazione della Bolognina sia un processo stimolato anche da diversi attori istituzionali, il motore principale a cui imputare la trasformazione del quartiere è certamente il coraggio di una serie di iniziative commerciali che, stimolate dall’afflusso di persone portate dal Locomotiv, hanno deciso di investire sulla zona.
Il progetto dell’area che costituisce il Parco del Dopolavoro Ferroviario risponde a una vocazione specifica: si stabiliscono qui principalmente associazioni culturali, o comunque realtà in grado di apportare un contributo alla socialità della zona. Le istituzioni cercano di supportare il parco supportando le attività al suo interno, perché sono consapevoli del valore che può avere per la zona la proliferazione di nuove iniziative.
All’interno del parco noi siamo gli unici che organizzano eventi aperti al pubblico però, siamo gli unici che aprono le porte alla città. E da quando ci siamo il quartiere ha vissuto una profonda trasformazione. Molti club hanno aperto nelle zone limitrofe al parco, come anche altre attività che hanno visto in questo rifiorire della vita nel parco e della movida una importante occasione commerciale.
Il contributo portato dalla riqualificazione di questi spazi però non riguarda soltanto l’economia urbana, ma si estende anche alla vivibilità dei luoghi e alla sicurezza del cittadino. Prima dell’apertura del Locomotiv molti di questi spazi erano spesso deserti, ora capita ci sia gente anche fino alle cinque del mattino, soprattutto nei fine settimana. Questo ovviamente ha un valore anche in termini di sicurezza, perché la presenza di persone costituisce un deterrente importantissimo per abusi di ogni sorta e fenomeni di microcriminalità.
Per la città, il valore di esperienze come questa è immenso. Come abbiamo visto, oltre a fornire nuovi stimoli al tessuto urbano, la nascita di queste realtà crea nuovi poli aggregativi in cui incontrarsi, popola le strade, rende la vita cittadina più vivace, inclusiva e sicura. La spinta individuale di diverse realtà commerciali che vedono nel posto una occasione per crescere e per fiorire, unita al supporto attivo delle istituzioni, si conferma così la ricetta più efficace per ravvivare tutti quegli spazi che il passare del tempo aveva sottratto alla socialità per i più disparati motivi.
D’altronde il tessuto urbano è un tessuto vivo, e come tale si trasforma costantemente per assecondare le trasformazioni che interessano chi lo abita.
Come per tutte le realtà che si sostengono attraverso l’organizzazione e la promozione di eventi di natura culturale, anche per il Locomotiv il periodo della pandemia è stato particolarmente difficile. Le limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria hanno costretto il locale ad un periodo di stop forzato, a numerose riprogrammazioni degli eventi, e anche ad affrontare alcune trasformazioni importanti che lo hanno spinto ad esplorare nuove attività. Come ci racconta Michele, i cambiamenti portati da queste difficoltà sono stati impegnativi da affrontare, ma anche ricchi di potenzialità che ora non aspettano altro che essere sfruttate a pieno.
Gli ultimi due anni sono stati un continuo cambiare pelle, riorganizzando le nostre attività e intraprendendo nuovi percorsi, ma ora ci troviamo a godere dell’eredità di questa cosa. Per il futuro sicuramente cercheremo di valutare cosa lasciarci indietro e cosa portare avanti: ad esempio abbiamo fatto un piccolo studio di registrazione che ci è comodissimo per promuovere le band, questo sicuramente continueremo a farlo, accanto ai concerti ovviamente.
La necessità di trovare i fondi necessari per continuare a finanziare l’iniziativa è stata sicuramente un’importante forza catalizzatrice, indispensabile per stimolare l’immediata ripresa dell’attività ma anche per cercare nuove linee di finanziamento, rafforzando e intensificando il loro dialogo con le istituzioni regionali e provinciali.
Siamo stati i primi ad aprire il 15 Giugno 2020 con Giovanni Truppi, e questo ti fa capire anche che tipo di urgenza avevamo nell’essere reattivi, se avessimo avuto un piano B non saremmo stati così pronti a riprendere l’attività, ma una cosa così senza il supporto delle istituzioni non la fai.
Grazie ai molti anni di lavoro che abbiamo alle spalle, nel corso del tempo siamo riusciti a costruire diversi canali di finanziamento. Siamo partiti facendo affidamento soltanto sugli eventi, poi pian pianino siamo riusciti ad ottenere l’attenzione dell’Assessorato alla cultura, della Regione Emilia Romagna, del Comune e così abbiamo creato una rete di progetti e iniziative supportati anche da questi enti.
Con l’arrivo della pandemia ci siamo dovuti riorganizzare per cercare di portare avanti le nostre attività abituali e trovare anche nuove entrate che ci permettessero di sopravvivere come associazione. Inizialmente una parte di noi ha continuato a programmare e riprogrammare gli eventi tenendo conto dei progressivi sviluppi che stava prendendo la faccenda, mentre un’altra parte dello staff si è concentrata sull’amministrazione e sui bandi: prima del covid avevamo due o tre linee di finanziamento principali, ora sicuramente siamo riusciti ad ottenerne molte di più.
Il ruolo svolto dalle istituzioni nel supportare e promuovere il Locomotiv Club Bologna ci ricorda nuovamente come lo sviluppo e la crescita di una città attraverso il tempo e gli imprevisti debba essere un progetto condiviso portato avanti con continuità da organismi istituzionali e cittadini.
Come risulta particolarmente evidente in tempi di crisi, la presenza di iniziative pubbliche finalizzate a finanziare l’operato di enti e associazioni garantisce la sopravvivenza di queste organizzazioni, permettendogli di continuare a svolgere tutte quelle attività che offrono al cittadino occasioni di socialità e nuovi stimoli. Il ritorno di questi investimenti, d’altronde, è immenso: lo stimolo che forniscono all’economia locale, le occasioni culturali e lavorative che creano, le opportunità di ritrovo e condivisione incidono significativamente sul benessere collettivo, trasformando la città in un ambiente un po’ più a misura d’uomo.
Insomma, se vi trovate a Bologna e vi chiedete cosa fare stasera, oppure se avete voglia di godere di un po’ di buona musica, potreste provare a dare uno sguardo alla programmazione del Locomotiv, ricordandovi che è molto più di ciò che sembra: non solo un bellissimo club, ma anche un’opportunità di crescita per la città di Bologna.
Intervista a cura di Gloria Maini
Tutte le foto provengono dalla pagina Facebook del LOCOMOTIV CLUB